Se percorrerete una qualunque strada dell’Emilia o della Romagna una cosa non vi sfuggirà. Che si tratti di montagne, colline o larghi panorami rasenti al Po, ci sarà sempre una casa in vista, ma non incontrerete mai metropoli.
Forse è in questa giusta distanza il segreto della cucina emiliana: ogni famiglia aveva abbastanza spazio per allevare galline e avere una piccola stalla, con conigli, mucche o maiali, ma non era mai così isolata da non diventare un possibile punto di ristoro per i tanti viandanti di una terra così facile da percorrere.
Uova, carni, vino, frumento a portata di mano, che si uniscono ad accoglienza e amore per il viver bene, rendono l’Emilia Romagna una terra che celebra il gusto a modo suo.
Incoronata da Forbes già nel 2013 come la regione al mondo con il miglior cibo, a gennaio 2018 è stata inserita dal New York Times fra le 52 mete da non mancare nel mondo.
In ognuna di quelle case avvistate dalle lunghe strade provinciali, le uova e il frumento si trasformano in sfoglia e arrivano nel piatto come tagliatelle lasagne e mille altre forme. Le ricette variano da paese a paese, da famiglia a famiglia, come i ripieni che vanno a gonfiare di gusto cappelletti, cappellacci, tortelli e tortellini, e guai a confondere denominazioni e sapori, perché ogni forma è un pezzo di storia in cucina, un nome, una terra, un dialetto.
Le carni si esaltano negli arrosti, nei bolliti e nella salumeria, dove svettano il Prosciutto di Parma, il Culatello di Zibello e la Mortadella, non a caso "Bologna" per il mondo anglosassone. Forse proprio perché niente nel suo paesaggio fa resistenza al passare del vento e del tempo, l’Emilia Romagna custodisce tante osterie e ristoranti quasi fermi nel tempo. Varcando la soglia, si ha ancora la sensazione di essere stati attesi, che tutto sia pronto per premiare chi viaggia con cibo, riposo e allegria.