Il 2050 non è soltanto una data simbolica, è il traguardo che la Commissione europea si è posta per un'Europa a impatto climatico zero.
Il 28 novembre 2018 ha presentato la sua visione strategica a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, coinvolgendo i cittadini e armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale, la finanza o la ricerca senza impattare sull'equità sociale.
Una delle chiavi di questo processo passa dalle nostre tavole. Perché il cibo è uno dei fattori per contenere il cambiamento climatico: impianti produttivi, allevamenti intensivi, cibo sprecato incidono pesantemente. Il bestiame è responsabile di circa il 14,5 per cento delle emissioni di gas serra e il 70 per cento della deforestazione globale avviene per coltivare mangimi per animali. La EAT-Lancet Commission on Food, Planet and Health ha stabilito che entro il 2050 devono avvenire sostanziali cambiamenti nelle nostre diete: "Il consumo globale di frutta, verdura, noci e legumi dovrà raddoppiare e il consumo di alimenti come carne rossa e lo zucchero dovrà essere ridotto di oltre il 50 per cento”.
CARNE COLTIVATA
Non pensiamo ai burger di soia, la carne vegetale esiste già ed assai più vicina a quella animale. Produttori come Beyond Meat e Impossible Food già distribuiscono la loro carne che sfrutta molecole vegetali per riprodurne le sensazioni organolettiche. La vera sfida ora è vincere la diffidenza dei consumatori. Gli esperti però sono convinti che la svolta arriverà da quello che viene definito vegetarianismo economico. Quello che già si verifica nei Paesi in via di sviluppo, dove le persone seguono una dieta prevalentemente vegetariana semplicemente perché la carne costa troppo. Lo stesso principio potrebbe diventare un fattore decisivo per influenzare la dieta delle famiglie a basso reddito nel mondo occidentale. Il prezzo della carne di manzo macinata è aumentato del +210,94 per cento negli ultimi 35 anni, molto di più dell'inflazione.
Per questo e altri motivi, Bruce Friedrich, co-founder and Executive Director di Good Food Institute, che lavora per sviluppare alternative alla carne, sostiene che: "Entro il 2050, praticamente tutta la carne sarà di origine vegetale o coltivata". Non tutta, in realtà: "Ci saranno alcune fattorie e macelli di razza storica dove gli animali saranno trattati bene", ammette Friedrich, che vaticina prodotti animali super-raffinati per gourmet.
LATTE VEGETALE E SOSTITUTI DELLE UOVA
Latte di soia e formaggi di tofu sono consolidata consuetudine nelle diete veggie. Tuttavia, il mercato sta per ampliarsi parecchio, includendo i sostituti vegetali delle uova. JUST e Zero Egg distribuiscono i loro succedanei ricavati dai Mung beans: “How to cook it? Like an egg. Simply scramble it in a skillet, no complicated instructions. Plus it works in all your favorite recipes, from frittatas and omelets, to banana bread and pancakes”.
L'economia è, come sempre, la chiave del cambiamento. Gli esperti prevedono che l’industria lattiero-casearia crollerà entro il 2030 e i grandi produttori sono già in moto verso la conversione, parziale o totale. Un esempio fra tutti è Giacomazzi Diary, il più antico caseificio della California, che dal 1893 ha sempre prodotto latte. Questo, fino al 2019: dopo 125 anni, l’azienda ha chiuso per avviare un nuovo business, la coltivazione di mandorle.
Attenzione però: la denominazione “latte”, “formaggio” e “burro” può essere utilizzata solo per i prodotti di derivazione animale. Lo stabilisce una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Perché specificarlo? La risposta è semplice: le bevande vegetali non sono alternative o sostituti del latte. I nutrienti sono differenti e diverso l’impatto nutrizionale sull’organismo. Le sostanze contenute nel latte vaccino sono diverse da quelle di avena, riso o soia. Anche se il marketing vorrebbe far credere che siano esattamente la stessa cosa.