Interpretare il sake significa immergersi in uno dei piccoli grandi misteri della cultura giapponese. Il mistero sta nell’alchimia che permette di creare il riso koji, una varietà ottenuta inoculando nel riso una muffa naturale.
Dal riso koji si ottiene poi, per fermentazione, il sake, le cui proprietà organolettiche variano sensibilmente a seconda del territorio di produzione e della qualità specifica delle materie prime di base. La temperatura a cui è opportuno servire il sake dipende proprio da questi elementi, perciò ogni qualità di sake avrà una temperatura più adatta, tanto che nei ristoranti e nelle occasioni di più alto livello esisteva tradizionalmente una figura specifica deputata a riconoscere e ottenere la temperatura capace di esaltare le caratteristiche di ciascun sake.
Avendo una base insieme dolce e sapida, il sake si integra ai sapori dei cibi senza aggiungere elementi di acidità, accompagnando le pietanze più delicate nelle sue varianti analoghe, e crescendo di spessore e di corpo per i cibi più strutturati. Come molti aspetti della cultura del cibo giapponese, anche il sake è un rito da vivere nel quotidiano come nelle celebrazioni più speciali.
Gli izakaya sono i luoghi dove molti giapponesi approdano dopo il lavoro per sorseggiare sake accompagnati da piccoli piatti e si affiancano ai numerosi ristoranti che hanno scelto di riproporre e approfondire l’arte del sake.
Ecco dove vivere questo rito secondo stili e tempi diversi.
Nihonshu Stand Moto (Shinjuku)
5-17-11 Shinjuku, Shinjuku-ku
Un grande bancone a U e tanti sake da assaggiare, magari in compagnia dei famosi lottatori di Sumo che frequentano il locale, a due passi dal Shinjuku Golden Gai e dal tempio Hanazono.