A Odense, in Danimarca, il museo dedicato a Hans Christian Andersen: spettacolare, sostenibile, multisensoriale. Un museo che non parla dell’autore, ma parla come l’autore.
La sirenetta, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia, La principessa sul pisello, Il soldatino di stagno: Hans Christian Andersen è probabilmente il primo autore conosciuto da generazioni di bambini. Un mondo fiabesco e di fantasia che si avviluppa nello stesso immaginario della cultura occidentale da un paio di secoli e che oggi ha preso una forma concreta, colorata e totalmente sostenibile, grazie al museo che la città di danese di Odense ha dedicato al suo più celebre concittadino.
Da poco inaugurato e progettato dall’archistar giapponese Kengo Kuma, autore anche dello stadio olimpico di Tokyo, l’edificio ha una costruzione e rielaborazione lunga dieci anni, con 52 milioni di euro di investimento, sostenuti in gran parte da fondazioni private. Legno, vetro, immerso con armonia in una florida natura, nelle intenzioni di Kuma il Museo vuole riprodurre il “metodo Andersen”: “Dove un piccolo mondo si espande improvvisamente in un universo più grande”.