Inoltre, le normative permettono alle aziende di produrne a tonnellate. La cosa migliore che possiamo fare è far capire alle multinazionali che questi livelli di produzione sono insostenibili per il nostro pianeta e dobbiamo invitarli a ridurli, e di molto.
Che cosa possiamo fare, come individui?
WMC: Tantissimo. Prima bisogna rinunciare a quelli che io chiamo i «Big Four»: bottiglie, bicchieri, sacchetti e cannucce. Per ognuna di queste esiste un’alternativa riutilizzabile. Basta questo per avere un enorme impatto sul vostro inquinamento plastico quotidiano. Ma la rivoluzione può essere fatta guardando alla plastica che abbiamo nelle stanze delle nostre case. Per esempio, è possibile lavare i vestiti all’interno di una sacca per raccogliere le microparticelle che sono dannose e causano il 30 per cento dell’inquinamento negli oceani. Oppure sostituire lo shampoo liquido con uno solido. Anche in cucina si può fare molto. Siamo così abituati a comprare imballaggi in plastica per avvolgere il nostro cibo che neanche ce ne accorgiamo. Dovremmo scegliere imballaggi riutilizzabili nel lungo periodo, oppure utilizzare sacchetti di carta. Solo nel Regno Unito undici miliardi di oggetti in plastica sono prodotti per il pranzo take-away.
È sufficiente per cambiare le cose?
WMC: Questo è il vero messaggio del mio libro: è troppo difficile risolvere questo problema da soli, a meno che tutti insieme non alziamo la voce e usiamo l’arma più potente che abbiamo come consumatori: decidere cosa acquistare. Ogni volta che rinunciamo alla plastica a casa è importante parlarne ai nostri amici, alla nostra famiglia ai colleghi. Organizzate feste plastic-free. Quando vediamo della plastica nei fiumi, nei mari, in montagna, per strada dovremmo fare una fotografia e taggare le aziende. Dobbiamo mettterli di fronte alle loro responsabilità. Scrivete lettere ai vostri rappresentanti nelle istituzioni, cercate di ottenere l’attenzione dei media con campagne social, rispedite al mittente la merce avvolta nella plastica e quando andate a fare la spesa lasciate in cassa i rifiuti plastici delle confezioni. Se il cassiere si arrabbia, chiedete scusa e spiegate che cosa state facendo. La plastica non si elimina senza combattere e miliardi di piccoli gesti hanno un effetto che può ripercuotersi sull’intero pianeta.
Ma la plastica ci serve. O no?
WMC: Certo, la plastica è economica, igienica, resistente. Anzi, fin troppo resistente, è questo il problema. C'è una ragione per cui è diventata così diffusa in tutto il mondo. Ma che senso ha produrre un prodotto che possiamo usare solo una volta per qualche minuto e poi dobbiamo buttarlo via mente rimarrà per secoli nell’ambiente? Datemi una buona ragione. Nei settori strategici, come quello farmaceutico, la plastica può rimanere. Ma aboliamo quella monouso.
Quanto ci vorrà per cambiare la mentalità globale?
WMC: Il cambiamento è già iniziato. Ciò che sorprende della plastica è che sembra toccare molte generazioni diverse. I miei genitori, i miei nonni, si ricordano di essere cresciuti senza plastica. Quando tornano a casa dal supermercato si arrabbiano perché capiscono l’ingente quantità di plastica che stanno buttando via. E poi ci sono le giovani generazioni che sono preoccupate per l'ambiente e per il loro futuro. Non esiste un unico modo per rinunciare alla plastica, ma il messaggio è uno solo: dobbiamo smettere di produrne così tanta. L’unica strada per porre fine a questa dipendenza è unire le forze.
Author: The Slowear Journal