Più di 600 chilometri a piedi, in bicicletta e in kayak. È l’avventura affrontata in solitaria da Tanya Bottomley che ha tagliato per intero il 45° parallelo neozelandese. Un’avventura che non è solo sportiva, ma vuole essere uno stimolo di empowerment femminile.

Il 45° parallelo Sud, a differenza del suo corrispettivo settentrionale, passa quasi completamente lungo l'oceano aperto. Attraversa l'Oceano Atlantico meridionale, l'Oceano Indiano, l'Oceano Antartico e quel misero 3 per cento emerso taglia la Patagonia cilena e argentina e l'Australasia, in particolare a sud della Tasmania e la Nuova Zelanda.

In Nuova Zelanda, il 45° parallelo va dal remoto e selvaggio Caswell Sound nel Fiordland alle spiagge sabbiose di Oamaru. E attraversa molteplici catene montuose, laghi e centinaia di chilometri di pista ciclabile storica, circondati da viste mozzafiato.

Lì si sviluppa maggiormente il parallelo emerso e perciò possiamo dire che Tanya Bottomley ha attraversato gran parte dell’iconica linea a metà tra equatore e Polo Sud. E l’ha fatto a piedi, in bici e in kayak.

Tanya infatti è un’ultrarunner che però non ha solo la fatica come obiettivo. Come spiega bene il suo sito "La traversata del 45° parallelo è una sfida posta a sé stessa, l'ennesimo capitolo della storia di una vita suggestiva. Sostenitrice dell'empowerment delle donne, con questo viaggio, Tanya intende dimostrare cosa succede quando si sceglie il coraggio invece del timore optando per i percorsi meno battuti"

Tanya, parlaci un po’ di te. Avvocato, maratoneta, coach. Quale aspetto prevale sugli altri?

TB: Io mi descriverei così: avventuriera sulle lunghe distanze, coach e paladina dell'autoaffermazione delle persone affinché possano uscire dalla loro zona di comfort, sognare in grande e raggiungere i loro obiettivi.
Mi guidano alcuni valori fondamentali: il desiderio di essere incisiva, lo spirito d'avventura e la libertà. Sono i principi fondanti di ogni cosa che faccio, e in questo senso tutti gli aspetti delle mie attività quotidiane e delle mie avventure sono complementari tra loro.

Intanto, perché il 45° parallelo?

TB
: Il 45° parallelo mi ha attirata per una serie di motivi, il più ovvio dei quali è che si trova a metà strada tra l'equatore e il Polo Sud. Mi ha ispirata anche perché attraversa territori accidentati che sono in larga parte incontaminati per loro stessa natura. Gran parte dell'itinerario su colline e montagne è privo di sentieri battuti, isolato e selvaggio: questo ha stimolato il mio amore per l'avventura!

Per noi al Nord il 45° parallelo significa panorami dolci, vigneti, bicchieri di vino guardando il tramonto. Com’è invece il 45° parallelo in Nuova Zelanda?

TB: Il 45° parallelo sud attraversa la Nuova Zelanda, il Cile e l'Argentina ed è costituito da territori analoghi in tutto il mondo, da ovest a est. In Nuova Zelanda è declinato in forma di fiordi e oceano selvaggio, laghi, fiumi, vaste valli fittamente vegetate e montagne coperte di cespugli a ovest dove il tempo può essere imprevedibile e molto umido. Spostandosi verso est si attraversano aride montagne rocciose e valli aperte fino alla costa orientale, dove si è accolti da terreni agricoli ondulati con verdi colline e poi di nuovo l'oceano.

Sono più di 600 km da ovest a est attraversando zone in cui pochissime persone hanno messo piede. Quanto ci hai messo? Qual è stato il momento più duro?

TB: Sono stati necessari 26 giorni in tutto per attraversare il paese, 19 dei quali in movimento e 7 più statici a causa delle condizioni meteorologiche e della necessità di attraversare fiumi e laghi.
I momenti più tremendi sono stati quelli in cui ho percorso territori ripidi ed esposti al rischio. Su molte tratte del percorso gli errori avrebbero potuto rivelarsi nocivi, se non fatali. La cosa più difficile è stata non mollare fino alla fine di una lunga giornata quando il corpo era stanco, farsi strada a fatica tra i cespugli fitti e lottare contro il vento durante la tappa in bicicletta.

Qual è invece il momento che ti ha fatto capire che tutta quella fatica ne valeva la pena?

TB: Un elicottero ci ha depositati su un crinale isolato nel Fiordland e lì abbiamo iniziato il viaggio.
Fin dal primo istante ho capito che era valsa la pena di arrivare al punto di partenza e che quel viaggio mi avrebbe cambiato la vita. Sentire il rumore dell'elicottero che spariva in lontananza e ci lasciava nel più totale silenzio consapevole che l'unica via d'uscita sarebbe stata fare un passo alla volta, oppure chiamare un elicottero di soccorso!
Ogni giorno mi guardavo intorno ed ero estremamente grata perché stavo avanzando su un territorio che probabilmente nessun altro essere umano aveva attraversato, stavo vedendo luoghi che pochi hanno visto e che pochi vedranno. Il privilegio di vivere quei momenti è stato immenso e ha reso ogni istante difficile degno di essere vissuto.

Che cosa ti regala un’avventura come questa?

TB: Questa avventura mi ha dato forza. Mi sono resa conto di cosa ero in grado di fare e raggiungere. Mi ha fatto acquisire una consapevolezza del "qui e ora" che non avevo mai sperimentato prima. Ho iniziato il viaggio guardando avanti, preoccupata del passaggio attraverso le montagne che mi stavano davanti. Ho concluso il viaggio guardando avanti e provando un senso di pace, nella consapevolezza che c'era sempre una via d'uscita e che l'avrei trovata. Da lontano le cose sembrano sempre più temibili di quello che sono.

Quale altra spedizione hai in mente?

TB: Ora sto guardano avanti: completerò la linea del 45° parallelo sud facendo trekking, ciclismo e pagaia sui territori di Cile e Argentina.