Lo splendido palazzo gotico del Quattrocento sembrava ferito per l’ennesima volta dall’acqua alta di Venezia. Un’accurata opera di ripristino l’ha riconsegnato alla città e ai suoi visitatori come museo permanente per raccontare la straordinaria vita e le opere di Mariano Fortuny
di Marco Muggiano
La notte del 12 novembre 2019 Venezia si ritrovò sott’acqua. Un’Acqua Granda che invase anche il quattrocentesco palazzo Fortuny. L’acqua non fa sconti a strutture tanto antiche. Il pavimento in tavolato di legno sembrava spacciato e, nel complesso, i danni risultarono subito ingenti. Oggi quell’incidente che sembrava essere fatale è stato faticosamente (e costosamente) archiviato e questo splendido gioiello gotico è rinato come museo permanente del circuito della Fondazione Musei Civici Venezia con l’obiettivo di raccontare la vita e le opere di Mariano Fortuny, l’ultimo proprietario che poi lo donò alla città.
Fu lui, geniale e affascinante artista-designer del XX secolo, nato a Granada, in Spagna, a riscattarlo da uno stato di degrado e decadenza. Nel corso degli anni, iniziò il lavoro di recupero dell’edificio: liberò gli appartamenti, adattò le stanze, riportando equilibrio e proporzione. Così, quello che una volta era un piccolo atelier dedicato ai tessuti oggi è un centro culturale dedicato alle arti visive: pittura, scultura, illuminotecnica, fotografia (da non perdere Robert Mapplethorpe e Peter Greenaway), abiti. Tutto ciò grazie alla sua eccezionale vita.
Da giovane a Parigi prese lezioni di pittura con Benjamin Constant e di scultura nell’atelier di Rodin. Nel 1889 si trasferì a Venezia ove si scoprì pittore, incisore, rilegatore, scultore, fotografo, architetto e inventore. Realizzava da sé colori e tinture e fabbricava i pennelli. Con la “cupola Fortuny” rivoluzionò l’illuminazione scenica e la scenografia teatrale. Con la moglie e musa, Henriette Negrin, fece ingresso anche nel mondo della moda con il “Delphos”, un abito in finissimo plissé di seta e perle di vetro. Alla coppia si ricollega infatti l'ideazione della plissettatura, con il relativo brevetto nel 1909 (uno degli oltre 50 di Fortuny). Ebbe successo in tutto il mondo. Negli anni '20 e '30 tra le sue clienti c’erano le attrici Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, le ballerine e scenografe Isadora Duncan, Lillian Gish, Martha Graham. Come interior designer, Fortuny ha arredato la casa di Consuelo Vanderbilt e la sala da gioco del nuovo Hotel Excelsior a Parigi.
Ora la testimonianza di una vita così varia e preziosa risiede in maniera permanente nel palazzo che porta il suo nome.
Il riallestimento del percorso espositivo è stato curato da Pier Luigi Pizzi, regista e scenografo, con Gabriella Belli e Chiara Squarcina della Fondazione Musei Civici di Venezia.
San Marco 3958, Venezia
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