Non solo reliquie uniche e arte eccelsa, ma anche simboli pagani e personaggi fin troppo terreni addobbano uno dei maggiori simboli della cristianità. La cattedrale di Milano sorprende anche nei dettagli, soprattutto quelli che non ci si immaginerebbe mai

La Statua della Libertà
Possibile che Milano abbia anticipato New York con una Statua della Libertà più antica? Eppure, il Duomo di Milano custodisce una statua scolpita nel 1810 da Camillo Pacetti, che raffigura la «Legge Nuova» e sembra davvero la gemella di quella americana, tanto da far pensare che possa aver ispirato Frédéric Auguste Bartholdi, lo scultore di quella di New York.
Per ammirarla, bisogna cercarla sul balcone centrale sopra il portone d'ingresso. Posta in uno dei luoghi più emblematici della città, offre un richiamo visivo alla giustizia e alla libertà, proprio come la sua controparte americana. Nonostante la sua ubicazione in alto, l'imponente figura riesce comunque a catturare l'attenzione di chi sa cosa cercare. Un binocolo o lo zoom della fotocamera permettono di apprezzare al meglio i dettagli di questa opera d'arte tanto straordinaria quanto nascosta.

=

La Meridiana
Incastonata nel pavimento della navata centrale, si camuffa La Meridiana, un'enigmatica opera scientifica, che dal 1786 segna il mezzogiorno con precisione. Di fatto, è una striscia di ottone incassata nel pavimento, che attraversa l’intera cattedrale, da Sud a Nord, vicino all’ingresso, risalendo poi per tre metri lungo la parete, perché il pavimento non bastava.
Fino alla seconda metà del XVIII secolo, in Italia le 24 ore venivano contate a partire dal tramonto, un momento che varia notevolmente durante l’anno. Per evitare questa variabilità, molte nazioni europee adottarono il mezzogiorno vero, che è il momento in cui il sole raggiunge il suo punto più alto nel cielo. La Meridiana serviva a determinare con precisione questo momento. Venne introdotta nel 1786, durante il dominio austriaco, per conformarsi a un decreto che imponeva l’adozione dell’ora transalpina.
Costruita dagli astronomi di Brera, si basa su un piccolo foro nel soffitto a 24 metri d’altezza che permette al sole di proiettare un fascio di luce sulla linea di ottone, segnalando il mezzogiorno vero. La scelta della posizione non era casuale: doveva essere visibile ai cittadini senza interferire con le celebrazioni religiose, mentre gli astronomi potevano sincronizzarsi con l'Osservatorio di Brera.
Per annunciare il mezzogiorno a tutta la città, un segnale veniva inviato dal Duomo al Castello Sforzesco, dove un colpo di cannone segnalava l'inizio del nuovo giorno, permettendo ai cittadini di regolare gli orologi. Questa tradizione non solo garantiva l'accuratezza temporale in tutta la città, ma rappresentava anche una fusione tra scienza e vita quotidiana.
Sulla linea della Meridiana ci sono anche i segni zodiacali, curiosa intrusione in un ambiente mistico.

=

Il Santo Chiodo
Nel cuore della cattedrale si trova uno dei reliquiari più venerati: il Santo Chiodo, considerato parte della Croce di Cristo. Conservato sopra l'altare maggiore, il Chiodo è raggiungibile solo attraverso un complesso sistema di carrucole chiamato «Nivola», ispirato al carro di nuvole di Sant’Ambrogio. Ogni anno a settembre, durante il Rito della Nivola, il Santo Chiodo viene calato per essere esposto ai fedeli. Questo rituale affonda le sue radici nel XV secolo, quando l'Arcivescovo Carlo Borromeo lo rese un evento pubblico.Secondo la tradizione, il Santo Chiodo venne ritrovato nel IV secolo da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa. La reliquia (lunga circa 24 centimetri) è custodita all'interno di una croce di cristallo e oro, appesa a 40 metri di altezza, visibile solo attraverso un piccolo foro nel soffitto del Duomo. L’evento è reso ancora più affascinante dall'antico macchinario della Nivola, una piattaforma a forma di nuvola che solleva l'Arcivescovo fino alla reliquia. Un sistema così complesso che qualcuno lo attribuisce a Leonardo da Vinci.

=

San Bartolomeo Scorticato
Nel transetto destro, vicino alla porta d’uscita, si trova una delle opere più impressionanti: la statua di San Bartolomeo scorticato, realizzata da Marco d'Agrate nel 1562. Questa scultura è un esempio straordinario di arte rinascimentale e rappresenta un vero e proprio horror ante litteram per la sua rappresentazione cruda e realistica.
San Bartolomeo, uno dei dodici apostoli di Gesù, è raffigurato mentre porta sulle spalle la propria pelle, un dettaglio che si rifà al suo martirio, avvenuto tramite scuoiamento. La statua mostra il corpo privo di pelle, esponendo muscoli, tendini e vasi sanguigni con un realismo anatomico sorprendente. Questo livello di dettaglio, quasi "horror", continua a catturare l’attenzione dei visitatori.
Inizialmente collocata all'esterno del Duomo, la statua fu poi trasferita all'interno per permettere una migliore ammirazione.

=

La più alta terrazza gotica del mondo
Il Duomo di Milano è un inno alla grandiosità gotica, e le sue Terrazze ne rappresentano il cuore. Con una superficie di 8.000 metri quadrati, sono il tetto calpestabile più esteso al mondo per una cattedrale gotica. Sulle Terrazze si ergono 135 guglie, alte circa 17 metri, accompagnate da oltre 3.400 statue, 150 doccioni e 96 giganti. I visitatori possono accedere facilmente ai camminamenti al primo livello (31 metri), per poi salire al secondo (45 metri) dove la Terrazza centrale, di 1.530 metri quadrati, riflette la grandezza della navata sottostante.

=

Gli «Intrusi»
Come abbiamo visto, salire sulle Terrazze del Duomo di Milano è un'esperienza che affascina per la sua bellezza gotica e per la vista mozzafiato, ma c’è anche altro che sorprende, ovvero la presenza di «intrusi» inaspettati tra le decorazioni sacre.
Accanto alle statue di santi e angeli, emergono infatti figure inaspettate, come pugili in combattimento (dove spicca Primo Carnera), ritratti di personaggi storici come Dante Alighieri, artisti come il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e oggetti sportivi come racchette da tennis e palloni da rugby. Questi dettagli, nascosti nella falconatura, raccontano una Milano del passato e testimoniano l’influenza di epoche diverse nella costruzione del Duomo. Perfino il trittico dei volti di Re Vittorio Emanuele, Papa Pio XI e Mussolini, chiaramente riconoscibile pur se camuffato con un improbabile turbante, tradisce l’epoca dei restauri degli anni Venti del Novecento (nella fattispecie, i tre volti vorrebbero celebrare i Patti Lateranensi del 1929). Così, arte sacra e simboli profani si fondono in modo sorprendente, rispecchiando un'Italia complessa e multiforme.