Un foglio di carta e un paio di forbici. Sono gli ingredienti semplici del kirigami, un’arte complessa che porta il classico origami giapponese verso nuovi orizzonti.
Il nome stesso, coniato nel 1962 dall’esperta di origami Florence Temko, spiega tutto: deriva infatti dal giapponese kiri (“tagliare”) e kami (“carta”).
Ed è proprio il taglio a differenziarlo dall’origami: per prima cosa si eseguono i tagli, poi si piega il foglio per ottenere un effetto tridimensionale, che può essere anche molto complesso. Tant’è vero che il kirigami si utilizza non solo per realizzare oggetti artistici o figurativi, ma anche modelli architettonici e geometrici utilizzati nell’ambito della fisica, delle nanotecnologie, dell’ingegneria e dell’industria aerospaziale.