Dove c’erano anonimi muri scrostati oggi campeggiano spettacolari esempi di street art. Anche con spray e pennello Budapest combatte il pensiero unico.

La loro bellezza sta anche nel saper prendere alla sprovvista, palesandosi quando meno lo si aspetti. Sono i murales che catturano lo sguardo in una Budapest che si svela orgogliosa e attenta ai dettagli della bellezza. Come i ruin pub, anche la street art ungherese nasce dalla voglia di riscatto dal grigio delle dittature. Non a caso è il Distretto VII, il quartiere ebraico, a mostrare gli esempi più colorati. Nei pressi della Sinagoga, in Rumbach Sebestyén utca, il sontuoso ritratto Erzsébetváros, la “città di Elisabetta”, che celebra la principessa Sissy, che diventerà l’imperatrice iconica grazie all’interpretazione di Romy Schneider, che la impersonò nella trilogia hollywoodiana.
Poco più in là, sulla stessa strada, campeggia l’enorme cubo policromo. Dipinto nel 2014 per festeggiare i 40 anni dell’invenzione del rompicapo e, contemporaneamente, i 70 del suo ideatore, Ernő Rubik, nato a Budapest. In basso, la scritta in ungherese “C’è sempre una soluzione, e non solo una”.
Rumbach Sebestyén utca è una sorpresa continua. È qui anche il suggestivo Ungheria 6 Inghilterra 3, che celebra la vittoria dei magiari a Wembley del 1953, probabilmente il picco storico della nazionale di calcio ungherese. Si tratta anche di uno dei più grandi murales realizzati dal team di Neopaint, con oltre 400 litri di colore.
Proseguendo ancora, una parete tutta colorata dall’artista spagnolo Okuda rende omaggio all’Angelo di Budapest, il diplomatico spagnolo Ángel Sanz Briz, che salvò molti ebrei ungheresi dalla deportazione durante la guerra. Prendendo spunto dal fatto che oggi questo quartiere è frequentatissimo per la vita notturna, l’artista inglese Luke Embden ha scelto di donare il suo cuore ai residenti, ricordando a chi si reca nei locali di “amare il prossimo” (Love Thy Neighbour). Non occorre dire che questo è diventato uno degli sfondi privilegiati per i selfie.
Nella galleria di Gozsdu, si trova l’unico murales di Neopaint dipinto su commissione, in occasione della giornata mondiale dei rifugiati del 2014. Il murales, voluto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), ritrae una ragazza pakistana e vuole essere un richiamo per tutte quelle famiglie distrutte a causa della guerra.
In Wesselényi utca campeggia il murale che riproduce la copertina della rivista Time dedicata al «Man of the year 1957», che quell’anno fu un generico Hungarian freedom fighter, rappresentativo della Rivoluzione ungherese del 1956 contro l'oppressione sovietica. Il murale sorge dove vennero uccisi i combattenti per la libertà József Jambrik e Sándor Merő.
Crossmediale tra pubblicità e arte, il murale nel mezzo di Janikovszky Park, dipinto da László Brunszkó per il progetto Converse All Star Murals si concentra sul superamento degli ostacoli attraverso la perseveranza e la fiducia in se stessi.
Nell’autunno del 2019 la capitale ungherese si è arricchita infine di nuovi murales grazie ad un progetto del Distretto VIII, che rende omaggio alla produzione di cartoni animati che prosperava in Ungheria negli anni ’60-’80.